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Libri

'Storia della tortura'

Il saggio scritto da George Riley Scott. Un viaggio che catapulta il lettore in una realtà molto spesso ignorata nello studio della storia, tra un particolare alone di mistero.

Il saggio “storia della tortura” è stato scritto dallo storico e medievalista George Riley Scott, che ha pubblicato molteplici scritti relativi alla storia delle civiltà tra cui la “storia delle punizioni corporali”. Storia della tortura è un viaggio che catapulta il lettore in una realtà molto spesso ignorata nello studio della storia, specialmente a livello didattico, che però, proprio grazie all’alone di mistero che aleggia attorno a questi argomenti, risulta estremamente avvincente ed interessante ma soprattutto stupefacente a causa dell’atrocità, aspetto che a tutti coloro i quali affronteranno per la prima volta questi temi parrà una storia irreale, frutto della fantasia di un sadico scrittore, eppure è proprio la realtà. La trattazione principia analizzando le cause della tortura e si delinea in modo esplicito una linea comune a tutte le tipologie ad essa connesse in tutto il suo sviluppo, ovvero, risulta essere un “trampolino di lancio” per la scalata al potere, infatti, non è difficile notare come in tutti i regimi fortemente autocratici, la pena corporale, intesa come tortura, sia il metodo più efficace nonché soddisfacente per imporre la giurisdizione dittatoriale. Si trattano poi gli effetti della tortura, distinguendo fondamentalmente le sue conseguenze in due fasi; quella peggiore e terribile a confronto con quella più morbida e lieve. Invero, nella sua fase più atroce, la tortura “trasforma l’animo umano in una massa di carne pulsante, priva di pensiero consapevole” mente, nelle sue fasi iniziali ed in linea generale, “distrugge la volontà, ma in ogni sua forma, danneggia la resistenza nervosa assai prima di raggiungere lo stadio in cui provoca il crollo della coscienza”. Altro aspetto, o meglio regola, che non è mai stato valido tanto quanto non lo sia nella tortura è quello per cui ciò che si tollera oggi si approverà domani; in molti casi si smette di considerarla tale vedendo il tutto piuttosto come una mera e semplice procedura penale. La giustificazione è stata infatti uno dei principali elementi ostacolanti la sua abolizione. Proprio in conseguenza alla sua, seppur parziale, accettazione una pena ritenuta brutale oggi diventerà usuale domani e, questo, contribuì ineluttabilmente allo sviluppo smisurato della tortura. Basti gettare lo sguardo verso le civiltà precolombiane, precisamente gli Aztechi, i quali erano soliti svolgere non specificatamente torture di carattere punitivo, bensì sacrifici. In Messico, per esempio, si sacrificavano al dio Tezcatepoca i prigionieri. Questo elemento, permette di sottolineare un ulteriore concetto; la credenza negli dei consentì di passare da un odio, una vendetta del tutto privata ad un sistema decisamente più ampio, di cui il sacrificio divenne senza dubbio il sacrificio divenne una componente sostanziale. Questo perciò è il primo passo verso la più nefanda tortura. La trattazione del tema continua con l’analisi dei terrificanti riti di iniziazione e torture punitive degli Indiani nordamericani, si passerà poi attraverso il mondo Greco e Romano fino a giungere alla parte forse più nota, ossia quella relativa all’approccio della Chiesa (cristiano) che intendeva la tortura come la punizione di un “tradimento contro Dio” e da qui tutta la trattazione della figura dell’eretico inevitabilmente connessa al tribunale della Santa Inquisizione fondato nella prima metà del XIII secolo con Domenico di Caleruega nella città di Tolosa, e quindi il Santo Uffizio istituito nel luglio 1542 da Papa Paolo III con la bolla “Licet ab initio”. Si passa poi, seppur in modo meno puntiglioso, alla tortura degli schiavi, la caccia alle streghe per poi concludere questa parte con la Cina, il Giappone e l’India. In seguito, si analizzano l’incremento dell’opposizione alla tortura fino al suo declino. Si giunge ora alla singola analisi delle varie tecniche che sono state utilizzate nel corso del tempo. Questa terza parte risulta molto interessante ma al contempo decisamente agghiacciante poiché permetterà al lettore di entrare nello specificità e concretezza della realtà trattata dall’autore capendo così fino a che punto è in grado di spingersi il pensiero umano anche attraverso numerose illustrazioni d’epoca. In ultimo, nella quarta parte si trattano tutti i singoli aspetti negativi della tortura ma soprattutto il perché della sua inadeguatezza nella società come misura punitiva realizzando così una critica encomiabile a questo mezzo selvaggio, turpe e primitivo. Che dire quindi (per concludere questa breve analisi che si potrebbe però protrarre ulteriormente ancora per pagine e pagine) un libro che ha l’intenzione non tanto di solleticare la più morbosa curiosità, piuttosto portare il lettore ad un’attenta riflessione sul tema della tortura nonché della persecuzione, che purtroppo in alcune zone del mondo è ancora fortemente radicato, con la speranza che anche quella, fortunatamente minoritaria, mentalità dedita alla tortura come mezzo di giustizia sociale possa finalmente svanire per sempre.

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