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Politica, Post Scriptum, Inveruno

Inveruno si ferma per 'Luigino'

La 'politica', intesa come 'arte di governare la cittadinanza', è forse la sintesi perfetta della vita di Luigi Garavaglia. A tutti noto come 'Luigino' è la perfetta incarnazione di cosa volesse dire essere e fare politica in un paese di provincia quale Inveruno. Se gli anni di lavoro, in banca, lo hanno avvicinato e perfezionato nella gestione economica e di bilancio , il suo inesauribile entusiasmo lo ha portato prima a credere, poi a immaginare e quindi realizzare una Inveruno diversa. Amato, a volte contestato, come tutti gli uomini di potere, 'Luigino' Garavaglia ha radicalmente cambiato il suo paese, prima nei suoi due mandati di Sindaco, ma forse ancor più in questi due ultimi mandati di 'vice', ruolo che da un lato gli permetteva di dedicarsi alla sua dote più grande: il relazionarsi. Fissare un appuntamento con lui era come un terno al lotto, tanto tutti lo fermavano e quanto lui stesso si faceva fermare per ascoltare, e quando possibile aiutare, tutti. Bastava sentire la sua voce riecheggiare in Comune per capire che era in qualche ufficio a elaborare progetti o a pensare alla prossima Fiera di San Martino.
Una famiglia, una vita, profondamente legata al paese: dai figli al fratello Alfredo, tutti pronti al volontariato e al servizio. Un legame con Inveruno vissuto fino all'ultimo: venerdì sera, poche ore prima di spegnersi nel suo viaggio fino in ospedale, si è intrattenuto fino alle 19.30 in Comune per cercare una soluzione per gli operai che rischiano il posto alla 'Carapelli'. (Quali altri politici locali e non, nella settimana centrale di agosto, si sono o si sarebbero fermati così?) E poi via, sfrecciando per le vie del paese con la sua inseparabile bicicletta, per un saluto alla mamma Rosa, che festeggiava l'onomastico, per quindi rincasare e spegnersi in compagnia della famiglia.
Che non sia stato un politico come tanti ne è dimostrazione l'affetto della sua gente: a prescindere da quali e quanti politici possano presenziare al suo funerale, è nel giorno della camera ardente che gli inverunesi, di qualunque colore e partito, gli hanno reso omaggio. Un omaggio composto, seppur incredulo, per salutare un amico con cui tutti, probabilmente, hanno scambiato qualche parola. Gente normale, colleghi, amici e conoscenti: un semplice e silenzioso tributo. Basti pensare alla presenza, al rosario serale, di alcuni allevatori che hanno avuto modo di conoscere il 'Luigino' nei vari preparativi di qualche fiera di San Martino.
E così fa ancor più effetto pensare che martedì 27 agosto, tutto il paese si ferma per il lutto cittadino: negozi, uffici, attività. Centro servizi, biblioteca, piste ciclabili, nuova piazza, asilo,... sono tanti gli elenchi delle opere che porteranno indelebilmente il suo segno, senza dimenticare la capacità di gestione economica che, tra storia e leggenda, hanno visto anche assessori dei paesi vicini chiedergli consiglio.
Ma il suo 'essere' nel paese andava oltre, spesso con noi giornalisti, dedicandoci una disponibilità rara, a cui ci metteva del proprio: indicandoci se era opportuno o meno trattare questo o quell'argomento, così da evitare di creare imbarazzo o gonfiare polemiche inutili.
Il suo moto perpetuo non poteva forse rallentare, doveva necessariamente fermarsi di colpo, rimanendo attacco al paese fino all'ultimo. Un legame che per Inveruno e gli inverunesi è ormai già storia al pari di Mons. Luigi Belloli e dell'allora Ministro Giovanni Marcora.

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