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Bernate Ticino

L'ultimo saluto a don Giorgio

Una cerimonia semplice e sobria ha portato l’ultimo saluto a don Giorgio. Nel pomeriggio di sabato 3 agosto, a Casate c’erano due vescovi, qualche monsignore, una ventina di sacerdoti, le suore ma principalmente c’era tanta, tanta, tanta gente. La gente della sua parrocchia di ieri, Origgio, dei paesi limitrofi ma soprattutto della sua parrocchia di oggi, la gente di Casate. Una comunità commossa, triste e smarrita perché se “morto un Papa se ne fa un altro”, morto un parroco, di questi tempi?? Una comunità comunque riconoscente, che ha trascorso 27 anni insieme al suo don, dal quel lontano 1986 quando don Giorgio Calore raccolse il testimone da don Gianpiero Baldi (mandato a Turbigo). E, per un bizzarro disegno divino è stato lo stesso don Gianpiero in pensione ad accompagnarlo nell’ultimo viaggio. Una cerimonia di poche parole: le condoglianze dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, l’omelia di monsignor Mario Delpini che ha definito don Giorgio “sempre, totalmente e semplicemente un prete”. E, come ha sottolineato monsignor Delpini, la figura del prete è caratterizzata dalle relazioni: gratuite, aperte, genuine; dall’accoglienza nella casa parrocchiale, non casa privata ma casa sempre aperta a tutti. Come non pensare alle relazioni intessute in parrocchia in questi 27 anni? Come non pensare a tutti quegli incontri in casa parrocchiale per preparare un battesimo, un matrimonio… o solo semplicemente per chiedere le chiavi del salone dell’oratorio? In una comunità di 1000 abitanti come Casate il prete è ancora di più una figura di riferimento; don Giorgio poi, aveva una parola buona e ironica per tutti.Lo hanno ricordato anche i giovanissimi animatori di quest’ultimo oratorio feriale che hanno letto un pensiero al loro don sottolineandone l’umiltà, gli insegnamenti, la serietà nella preghiera ma anche i proverbi, i modi di dire bizzarri. Animatori che hanno rappresentato generazioni di ragazzi dell’oratorio, quei ragazzi che con don Giorgio non giocavano a pallone ma…alla roulette o al tiro bersaglio, che scattavano al suono del ‘dlin dlon’, che discutevano di ‘cose serie’ con il loro don anche se all’oratorio avevano deciso di non andare più. Quei ragazzi che si sentivano chiamare per nome con quel tono inimitabile, che dopo decenni gli hanno sempre dato del ‘lei’, che hanno ancora in mente l’immagine del don che li aspetta seduto sulla sedia di plastica davanti al cancello nero dell’oratorio esclamando a gran voce “Pass e bollo!!” (il pass di iscrizione all’oratorio feriale e il bollino di presenza consegnato alla messa). Quei ragazzi (ma anche adulti…) che scherzando gli dicevano sempre che era troppo lungo nel fare la messa; don Giorgio non si dilungava nelle omelie, ma era lento e attento nei gesti perché voleva che tutto fosse preciso e voleva godersi ogni attimo della celebrazione perché lui non faceva il prete, era prete.
Don Giorgio ha voluto essere seppellito con i suoi genitori (entrambi scomparsi dopo il suo arrivo in paese) nel cimitero di Casate; in qualche modo, quindi, non è andato lontano. Anche se, sia permessa l’irriverenza, ce lo immaginiamo in una sorta di contrappasso con san Pietro che lo aspetta seduto sulla sedia davanti al cancello del Paradiso esclamando a gran voce “Pass e bollo!!”.

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