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Sport, Storie, Buscate

La scalata delle Ande Argentine

Quando si dice che una passione può portarti lontano, è tutto vero. Lontano in senso figurato, come risultati e successi, o lontano in senso geografico, alla ricerca di nuovi stimoli e nuove avventure. Così è successo a due giovani buscatesi, Patrizio Davina e Daniele Noè, due amici con in comune una grande passione: quella per la mountain bike, che li ha portati ad affrontare la loro prima grande sfida: fare il tour delle Ande argentine, arrivando a scalare la cima Abra del Acay, quota 4895 metri! “Tutto è cominciato otto anni fa, quando dovetti smettere di correre a piedi per un'infiammazione – racconta Patrizio - Così iniziai a fare compagnia a Daniele durante qualche pedalata nei boschi. I primi due anni furono perlustrazioni della zona, Ticino, poi Pavia, Vercelli e qualche giro sulle Prealpi. Scoppiò la passione e ci attrezzammo con mountain bike professionali. Iniziammo a scalare le Alpi in Piemonte, Valle d'Aosta, Francia, Svizzera, Lombardia... Due volte a settimana per allenarci e un giorno del weekend per il giro in alta quota in salita su sterrato”.
A settembre dell'anno scorso, nasce l'idea di una trasferta importante e dopo qualche ricerca su Internet, trovano un sito che organizza tour in giro per il mondo. “Come meta scegliamo l'Argentina, due settimane in marzo su e giù per le Ande. La partenza è da Salta, la città più a nord del paese. Qui conosciamo gli altri nostri compagni di viaggio, provenienti da tutto il mondo e la nostra guida, Mariano. Da qui è partita l'avventura: un percorso di quasi 500 km, con un dislivello di 6600 m, escursioni termiche di circa 35 gradi, ogni sera si dormiva in un posto diverso, che poteva essere un rifugio, un'osteria o un ostello: un'esperienza pazzesca!”.
“Abbiamo attraversato paesaggi completamente diversi: dalle foreste verdeggianti al deserto con i cactus, alla pianura ai canyon, passando per le località della Valle Encantada, della Valle di Cachaqui fino alla salita all'Abra del Acay e dell'Abra Blanca, con la visita della città Inca”.
Qual è stato uno dei momenti più emozionanti? “Ce ne sono stati diversi: per esempio, ho fatto un capitombolo, osservando un branco di lama che pascolava a pochi passi da noi. O ancora, il paesaggio mozzafiato che ti si staglia davanti, quando inizia la recta del Tin Tin, ovvero la parallela a una strada che collegava il Messico con la Patagonia. E poi ovviamente, la conquista dell'Abra del Acay, la quota più alta che sia riuscito a superare finora! Non dimenticherò mai però, il silenzio assoluto che regnava in certe località e la povertà di alcuni paesini di montagna, che ci hanno dato da pensare su quanto siamo fortunati a essere italiani”.
E ora, state già programmando il prossimo viaggio? “Questo è stato il viaggio più emozionante e incredibile fatto finora. Ora l'intenzione è di ripetere una simile avventura ogni due/tre anni, ma ci stiamo già informando sui siti specializzati. Meta? Forse Cile, Perù o chissà. Per me, però, le vette più belle del mondo restano le nostre Alpi, inimitabili e immense”.

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