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Politica

Cara, vecchia campagna elettorale

Ancora poche ore, poi, sarà il momento di andare ai seggi. Dalle parole ai fatti, insomma, intanto la campagna elettorale non smette di far discutere.

L’Italia è in campagna elettorale, ed è corretto seguirla e buttare un occhio ai diversi contenuti che emergono. Prendiamo atto che i nostri politici hanno un’idea molto elastica della storia italiana: se alcuni polemizzano ancora sulla figura dell’imperatore Federico Barbarossa o sul Risorgimento, altri preferiscono decisamente la storia contemporanea, in particolare gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Gli storici hanno da tempo chiarito le motivazioni per le quali l’Europa pullulava di regimi autoritari e dittatoriali e tra le cause possiamo annoverare la crisi economica e il discredito delle classi dirigenti liberali. Almeno per prudenza, inviterei a parlare di fascismo, nazismo, comunismo con un certo distacco e cognizione di causa perché, se è vero che la storia non si ripete, le condizioni politiche, sociali ed economiche attuali sono spaventosamente simili a quelle passate (Grecia docet). Altrettanto risibile è disputare sull’origine degli attuali partiti politici; altrimenti dovremmo ricordare al Presidente del Consiglio Monti l’albero genealogico dei partiti che lo sostengono, ma sarebbe demenziale farlo: i movimenti politici, come ogni fenomeno che riguarda l’essere umano, si evolvono, altrimenti indosseremmo ancora parrucche incipriate, cotte di maglia e avremmo governi non eletti, ma ereditari e per giunta legittimati da Dio. Prendiamo atto che tutti odiano le tasse, la nuova peste nera: tra condoni che vengono e condoni che vanno, Ira, Irpef, Imu sicuramente abolite viene da chiedersi dove si troveranno le coperture, magari citando cifre precise. La tassazione in Italia è a livelli ciclopici, ma non si illudano i cittadini, soprattutto quelli che pagano economicamente il peso più alto e drammatico a causa della crisi: per rispettarli, occorre non mentire e non giocare a chi la spara più grossa. Prendiamo atto che gli Impresentabili (nuova categoria politica…) sono tali solo se famosi: le altre persone con vicende giudiziarie ancora aperte, o concluse con una condanna, cerchino di non farsi troppa pubblicità. Prendiamo atto che le donne belle non possono fare politica, ovviamente sono criticate per il loro aspetto fisico e non perché la loro carriera ha qualche elemento controverso. D’altra parte, i canoni di bellezza sono personali e opinabili, ma la questione vale solo per il sesso femminile: infatti troviamo parlamentari e senatori con facce degne di un Bestiario medievale. Prendiamo atto che i cani sono utilissimi nel dare un volto umano ai diversi candidati (e se servono gli animali a umanizzare...): saranno offesi i felini, i roditori, i rettili e i volatili, ma tanto non sono elettori! Prendiamo atto che gli ultimi scandali sono gravi e suscitano un comprensibile imbarazzo in tutte le forze politiche, che però dovrebbero imparare a prestare maggiore attenzione nella scelta della classe dirigente. Prendiamo atto che nessuno nomina più Grillo, la spada di Damocle che riesce a riempire le piazze. Prendiamo atto che gli italiani non hanno mai alcuna colpa; d’altronde, corruzione ed evasione fiscale sono fenomeni marginali nel nostro paese. Inoltre, il voto a preferenza è ancora vigente, anche se non nelle elezioni nazionali: gli ultimi scandali dovrebbero far riflettere sulla maturità con cui si votano determinate persone. Infine, prendiamo atto che la cronaca degli ultimi mesi non registra un chiaro e forte ringraziamento a tutte quelle associazioni impegnate a sostituire quello che una volta era il welfare.

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