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Attualità, Post Scriptum

Carolina e quei tweet per cercare risposte

Si pensa sempre che le grandi tragedie, le storie di cui è difficile trovare un filo logico, accadano lontano, enfatizzate dall'essere discusse nei salotti televisivi o nelle dirette dei TG. E invece succedono, molto più spesso di quanti si pensi, anzi, spesso proprio nei nostri paesi, offuscati dalla difficoltà di parlarne per mancanza di certezze e a volte per superficialità.
Il nostro giornale, come linea, tende a ricercare argomenti e cronache 'positive', che valorizzino quanto di bello accade nei nostri paesi, ma questa volta, questa storia, merita una riflessione.
Veniamo ai fatti: nella notte tra il 4 e il 5 gennaio, a Romentino (Novara), appena dopo Trecate e Galliate, la giovane 'Caro' Carolina si getta nel vuoto. Quattordici anni, primo anno di liceo (prima a Novara aveva iniziato le magistrali al Bellini ma poi, a dicembre, si era trasferita allo scientifico Pascal), atletica e sportiva. Un sorriso solare, un fisico forse più grande dell'età che aveva, tanti amici e una grande voglia di sorridere. Sul suo profilo Facebook tante foto, simili anche a molte altre ragazzine dei nostri stessi paesi: occhiali da sole, facce sorridenti con amiche e compagne, grande voglia di vivere e desiderio di gridarlo al mondo.
Ma quel salto nel vuoto, quel tuffo senza ritorno, poteva rimanere un rumore sordo, senza fine e senza risposte. Ed invece, a rompere il silenzio, è un utente di Twitter @djstraught che posta il primo commento con #RipCarolina chiedendo di rilanciarlo in rete. In poche ore sono già oltre 2600. E da qui si apre un nuovo scenario: in molti che la conoscevano iniziano a parlare di bullismo, commenti, battute, ironie, forse per alcune sue foto un po' personali postate inavvertitamente in passato, forse (soprattutto) per la tanta invidia. E così una persona esternamente sorridente e solare, in realtà spesso cela dentro un grande dolore, difficile da smaltire e difficile da superare. Così commenta una sua amica: "Cioè, lei fuori era la "Caro" di sempre: estroversa, esuberante, forte. Ma dentro stava male, si sentiva isolata. A scuola, in giro. Novara mica è Milano. Era la ragazza più bella e conosciuta e s'è trovata quasi sola per uno sbaglio che, dico, tutti possono fare".
Il fragore di questa ennesima, ingiusta, morte di bullismo risuona così in rete, divenendo forza per i tanti che condividono lo stesso dramma. Perchè il male che si cela nella nostra società non sempre è nascosto dentro le schermo di una televisione, molto più spesso è nelle case dei nostri stessi paesi, o nel sorriso di una ragazza che abitava a meno di venti chilometri da noi e ora non c'è più.

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