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Cultura

Van Gogh e il viaggio di Gauguin

Una mostra, quella di ‘Van Gogh e il viaggio di Gauguin’ destinata a fare epoca. Una sequenza mozzafiato di capolavori sono stati ammirati da moltissime persone dal 12 novembre 2011 fino 1 maggio 2012, a Palazzo Ducale di Genova. Riuniti attorno al tema del viaggio: viaggio come esplorazione geografica, viaggio negli spazi e nelle culture ma anche, e quasi soprattutto, viaggio dentro di sé. Il centro ideale della mostra, così come infatti si trova al centro del percorso espositivo, è l’opera simbolo degli interrogativi esistenziali di una vita, quel ‘Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?’ che Gauguin volle come suo testamento nel 1897, deciso a fuggire da ciò che gli era insopportabile, con un tentativo di suicidio che poi fallì. Un’opera maestosa e sublime, quattro metri di lunghezza per uno e mezzo di altezza, isolata nella penombra, a catalizzare tutta l’attenzione; un’opera mai vista in Italia, e solo per la seconda volta in Europa, dopo Parigi, una decina di anni fa. Un prestito davvero epocale del Museum of Fine Arts di Boston che l’ha concessa per la quarta volta in un secolo. La mostra, curata e organizzata da Marco Goldin, ha raccontato di viaggi in capo al mondo e di altri dentro quell’immensità misteriosa dell’anima. Insieme a Gauguin, Van Gogh, grazie soprattutto ai prestiti eccezionali del Van Gogh Museum di Amsterdam. 40 opere (di cui 15 disegni) a raccontare di una vita che è un viaggio nel colore e nell’abisso, verso la luce del Sud e dentro il proprio male di vivere. Il celeberrimo ‘Autoritratto al cavalletto’, i voli neri sopra le messi gialle di ‘Campo di grano con corvi’, dipinto ad Auvers tre settimane prima della morte, ‘Il Seminatore’, in mostra nella versione più famosa e citata, le fioriture gentili dei parchi… I disegni così come la quasi totalità dei dipinti erano in esposizione per la prima volta in Italia. Intorno altri viaggi: in America e in Europa. La pittura americana rappresentata dalla forza, l’anelito verso l’ignoto di due pittori, Edwin Church e Albert Bierstadt. E di qualche anno più tardi, la solitudine di acque tempestose di Winslow Homer e l’impressionante silenzio di Edward Hopper, i neri e le terre di Rothko, le mareggiate di Richard Diebenkorn. La sezione europea iniziava dal viaggio della mente verso l’infinito di Caspar David Friedrich e la potenza degli elementi di Turner. Il viaggio di Claude Monet sarà invece nel recinto protetto di Giverny, nella fioritura delicata e vibrante delle ninfee. E infine il viaggio spirituale di Wassily Kandinsky, forme che generano sogni e incanti, tremori e e memorie.

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