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Buscate

77 dipendenti a rischio licenziamento

Mobilità aperta alla 'Giovanni Crespi' di Buscate. 77 lavoratori su 174 rischiano di perdere il posto di lavoro. Padri e madri di famiglia licenziati.

C’è la procedura di mobilità aperta per 77 dei 174 dipendenti. Padri e madri di famiglia, ma anche alcuni giovani, che stanno per perdere il posto di lavoro e che vedono, sempre più, compromesso il loro futuro. Licenziati, per far fronte alla crisi che, ormai da tempo, si è abbattuta sul nostro territorio e che, giorno dopo giorno, lo sta letteralmente martoriando. E, così, se da una parte c’è e rimane vivo quel senso di speranza, appeso ad un filo sottile, è giusto precisarlo, che qualcosa possa cambiare e si muova, dall’altra, però, non si affievolisce, anzi è forte, l’impotenza e lo sconforto di queste persone di fronte ad una situazione che, benché se ne dica, invece di migliorare, si aggrava e peggiora col passare delle ore. La settimana scorsa una delegazione aveva manifestato davanti alla sede di Confindustria Altomilanese di Legnano, nei giorni successivi i lavoratori della “Giovanni Crespi” di Buscate hanno continuato a far sentire la propria voce. “Si chiede che vengano ritirati i licenziamenti, ma, per ora, la procedura di mobilità rimane in vigore. Ne va del nostro futuro e di quello dei nostri figli e familiari. Cosa dobbiamo aspettarci, come faremo ad andare avanti senza un posto e senza stipendio”. E’ la voce unanime che si alza tra i dipendenti della nota azienda buscatese. “Stiamo proseguendo con i vari tavoli di confronto tra le diverse parti in causa – spiega il segretario territoriale della Filcem Cgil, Rosario Sergi – contemporaneamente andremo avanti con le mobilitazioni e gli scioperi. Uno si sta pensando di organizzarlo davanti al Comune di Buscate, per spiegare le nostre ragioni e per richiedere l’intervento delle istituzioni. La tutela dei lavoratori e la salvaguardia dei posti, viene prima di tutto ed è per questo che ci batteremo. Una situazione di crisi che si protrae ormai da molti anni e che ha portato, prima alla chiusura dello stabilimento di Legnano con i conseguenti licenziamenti di altri operai ed impiegati, quindi al trasferimento qui nella cittadina del Castanese, con progetti e la sperenza di nuovi investimenti per il futuro che, però, purtroppo, non hanno portato ai risultati che si erano preventivati”. Cassa ordinaria, in deroga e straordinaria, in varie fasi e momenti, sono stati i passaggi vissuti, fino, appunto, a quest’ultima procedura di mobilità. “C’è stata la disponibilità a pensare ad altri strumenti sociali, quali, ad esempio, la cassa integrazione in deroga qualora le apposite istituzioni la attivassero – continua il segretario Sergi – o ancora la proposta del contratto di solidarietà che, però, ad oggi, la stessa azienda ha rifiutato. Non ci fermiamo, anzi proseguiremo con gli incontri ed i tavoli di confronto, al fianco dei lavoratori e di quanti vedono compromesso il loro futuro, per la salvaguardia e la tutela di ognuno di loro”.

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