Cuggiono
La loro storia, complessa e segnata da fragilità personali, inizia anni fa quando la famiglia aveva affittato un appartamento con contratto regolare.
Antonio Romanello, 67 anni, invalido al 68%, e sua moglie, 62 anni, affetta da depressione, lanciano un appello pubblico alle istituzioni dopo essersi trovati nuovamente senza una casa e in attesa di un nuovo sfratto, previsto – racconta – per il 22 novembre in via Fratelli Piazza 26.
La loro storia, complessa e segnata da fragilità personali, inizia anni fa quando la famiglia aveva affittato un appartamento con contratto regolare. Solo in seguito scoprirono che l’immobile era sotto sequestro. «Noi abbiamo sempre pagato – spiega Romanello – ma un ufficiale giudiziario ci ha dato un mese di tempo per lasciare la casa. Non trovando un’altra sistemazione, siamo stati cacciati fuori: io, mia moglie e mio figlio Andrea».
Da lì è iniziato un periodo di precarietà estrema. Romanello racconta di aver vissuto per oltre un anno e quattro mesi in un edificio privo di servizi essenziali: «Senza luce, senza gas, senza riscaldamento, senza toilette. I servizi sociali, i vigili e il sindaco sapevano che ero lì» afferma, descrivendo condizioni che definisce “disumane”.
Quando la lontananza forzata dalla moglie è diventata per lui insostenibile, Antonio ha scelto – lo ammette – di occupare un alloggio comunale. «So di aver sbagliato, ma l’ho fatto per amore e per necessità. Non ho rovinato nessuno e ho anche speso 3.800 euro per sistemare la casa in cui stavamo vivendo», dice.
Secondo il suo racconto, il 22 del mese gli verrà notificato un nuovo sfratto “con la forza”, senza alternative abitative né una proroga che permetta alla coppia di trovare un posto dove andare. «Io e mia moglie non sappiamo dove dormire domani. Chiedo soltanto che qualcuno si prenda la responsabilità di non lasciarci sulla strada».
Romanello afferma di essersi rivolto a due avvocati per avere tutela e supporto legale, ma di essere stato abbandonato «alla fine della scadenza», quando ormai – dice – «era troppo tardi per intervenire».
Nelle ultime settimane la coppia ha già trascorso alcune notti fuori casa, in attesa di una sistemazione che non è arrivata. «Stasera siamo già fuori, in albergo. Io non voglio litigare con nessuno, voglio solo che qualcuno ascolti la nostra storia. Ho vissuto per mesi in condizioni che non auguro a nessuno, e tutto questo era noto alle istituzioni».
Conclude con un appello accorato: «Io e mia moglie ci troviamo senza sapere dove andare. Chiedo soltanto un aiuto umano, una risposta, un po’ di tempo. Non voglio finire sul marciapiede».