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Attualità

Piantedosi: "Manifestare è giusto, soprattutto davanti a quanto di molto grave sta accadendo a Gaza"

Un equilibrio delicato, che passa dalla consapevolezza di tutti: manifestare per la pace e per i diritti di un popolo non può e non deve trasformarsi in terreno di scontro.

"Manifestare è giusto, soprattutto davanti a quanto di molto grave sta accadendo a Gaza". Sono parole del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in questi giorni è tornato a commentare le numerose iniziative di piazza organizzate in tutta Italia a sostegno del popolo palestinese. Cortei e presìdi che hanno coinvolto migliaia di persone, ma che in alcuni casi hanno registrato momenti di tensione, con episodi di aggressione e interventi delle forze dell’ordine.

Piantedosi non ha messo in discussione il diritto a esprimere dissenso: "È giusto manifestare", ha ribadito, aggiungendo però un chiaro avvertimento. "Non c’è nulla che possa giustificare le aggressioni". Un richiamo netto a tenere separata la libertà di protesta da ogni forma di violenza.

Il Ministro ha spiegato che le manifestazioni devono restare entro certi limiti: "In caso contrario – ha sottolineato – si svilirebbe anche il messaggio, giusto, che si vuole mandare". Parole che richiamano alla responsabilità, non solo delle forze dell’ordine, ma anche degli stessi organizzatori, chiamati a garantire che cortei e sit-in non diventino terreno fertile per tensioni e strumentalizzazioni.

Sul tema pesa anche la preoccupazione per il contesto internazionale, che, secondo Piantedosi, "può essere una miccia anche nel nostro Paese". Le cronache recenti, dalle contestazioni a Milano all’episodio dell’Università di Pisa, hanno mostrato come il clima possa degenerare rapidamente. "Abbiamo contenuto certi fenomeni violenti", ha ricordato il Ministro, ribadendo l’impegno delle forze dell’ordine nel mantenere l’equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza.

Un equilibrio delicato, che passa dalla consapevolezza di tutti: manifestare per la pace e per i diritti di un popolo non può e non deve trasformarsi in terreno di scontro.

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