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Attualità

L'attacco a Gaza City

La situazione umanitaria è drammatica. Trecentomila persone sono già riuscite a fuggire, ma altre 650 mila sono rimaste intrappolate. Si è perso il conto dei bambini uccisi.

Aerei, artiglieria, droni ed elicotteri Apache. Persino i tank. È questo lo scenario che, poche ore dopo la visita del segretario di Stato americano Marco Rubio in Israele e la stretta di mano con il premier Benjamin Netanyahu, ha avvolto Gaza in una nuova notte di terrore.

Alla mezzanotte, il cielo sopra la città si è illuminato di lampi e detonazioni: in meno di quaranta minuti si sono contati una ventina di raid, uno ogni cento secondi. Un ritmo incessante, che ha fatto piombare la popolazione nell’angoscia.

La situazione umanitaria è drammatica. Trecentomila persone sono già riuscite a fuggire, ma altre 650 mila sono rimaste intrappolate. «Cercare sicurezza a Gaza in questo momento è impossibile — aveva dichiarato poco prima dell’attacco il portavoce dell’Onu, Stephane Dujarric —. Molti non hanno i mezzi per scappare, altri scelgono di restare perché sfollati troppe volte».

Nella notte, però, il fiume dell’esodo è ripreso. Le strade verso est e verso sud si sono riempite di famiglie in fuga, con auto e camion stipati all’inverosimile. Anche le minacce di Hamas, che esortava i civili a non lasciare le proprie case, non hanno fermato la disperazione di chi cerca salvezza.

Dai quartieri più colpiti arrivano racconti che parlano di esplosioni mai sentite prima. «Sembrano bombe robot — dicono i palestinesi —, in grado di cercare da sole il loro obiettivo».

Un conflitto che non conosce tregua e che, ancora una volta, lascia al centro della tragedia i civili, costretti a vivere tra macerie, paura e incertezza.

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