Attualità, Il bastian contrario
Per costruire una pace vera occorre mettere pressione su Israele, affinché torni ad agire come una democrazia.
Il 28 novembre 2023, su queste stesse pagine di questa medesima rubrica scrivevamo che “tra democrazia e terrore non esiste compromesso” e, citando il Presidente della Repubblica Francese Macron, ribadivamo con fermezza la necessità che “contro un’organizzazione terroristica la lotta dovesse essere senza pietà, ma non senza regole, perché siamo delle democrazie che lottano contro il terrorismo, dunque degli uomini che sanno cos’è lo stato di diritto e rispettano le regole della guerra”. Dopo quasi 2 anni da quel 7 ottobre dove Hamas attaccò per l’ennesima volta Israele e causò la morte di oltre 1200 civili, nessuna di queste parole ha perso di senso, anzi, se possibile, ne ha guadagnato. E il senso profondo e civile che queste parole incarnano dev’essere ripartito su entrambe le fazioni con un punto di vista oggettivo, realista, ma soprattutto apartitico. Da quel 7 ottobre Israele ha lanciato una campagna di distruzione di Hamas e per gran parte ha ottenuto diversi successi militari, grazie anche alla regia americana alle spalle. Gli obiettivi militari di Israele nella striscia e sotto la striscia sono stati oggetto della precisione militare dell’IDF e delle squadre di terra, ma negli ultimi mesi qualcosa sembra essersi inceppato: l’offensiva militare israeliana ha aperto le porte ad alcune pericolose sfumature violente, feroci, inumane, tipiche di quel terrorismo che combattiamo, che le alimenta e che non aspetta altro che si generino, per infilarcisi con subdola viltà e spaccare dall’interno le certezze del diritto. Israele, che per tutto il corso del conflitto ha inviato cibo ed aiuti nella striscia – anche se questo non ha mai avuto spazio nella cronaca – ha cominciato alcune manovre tipiche piuttosto di una guerra di logoramento, che di una azione precisa e targettizzata come ci ha abituato a vedere. Israele oggi – bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo – sta confinando, affamando e colpendo la popolazione civile di Gaza per colpire Hamas e questo non è accettabile. Per gli stessi principi di cui sopra, il patto atlantico dev’essere irremovibile su questo. Le azioni di Netanyahu, da questo punto di vista, non si discostano poi molto da quelle di Putin in Ucraina e di conseguenza il doppiopesismo internazionale a cui si assiste è rivoltante. Israele merita un nuovo leader, ma soprattutto un leader che pensi al bene di Israele e lo conduca in una direzione opposta a quella attuale. La rabbia con cui aggredisce oggi Israele è e sarà la sorgente dalla quale si alimenterà il terrorismo del futuro; dalla quale si origineranno inimicizie internazionali; la causa per la quale Israele sarà sempre più solo. Per costruire una pace vera occorre mettere pressione su Israele, affinché torni ad agire come una democrazia, ma soprattutto lavorare affinché emerga un’alternativa credibile ad Hamas nella striscia, altrimenti sarà soltanto sangue e polvere.