Sociale
Gli occhi del mondo su Piazza San Pietro e noi lì a testimoniare una giornata storica.
Dal Lunedì dell’Angelo, Pasquetta, con la morte improvvisa di Papa Bergoglio, gli occhi dei fedeli, dei ‘potenti’ e del mondo erano tutti su Roma. L’eredità di Papa Francesco, il suo carisma e il suo esempio erano troppo forti perchè non ci fosse un forte sentimento emotivo verso chi ne avrebbe preso il posto. E così, nei giorni seguenti, per l’omaggio alla salma e i solenni funerali, già migliaia e migliaia di fedeli si sono recati nella Città Eterna per ringraziare il Signore del suo operato. Ma la Chiesa è un’istituzione che, fin dalle origini, non vede la fine nella morte, quanto piuttosto un passaggio e un rinnovarsi. Continuamente. E così per il ruolo di ‘Pietro’, di Papa della Chiesa Cattolica. Il famoso detto “morto un Papa se ne fa un altro” è la sintesi di questo voler subito ripartire, dare ai fedeli una guida certa, sicura, affidabile. Ecco allora che i Cardinali elettori, subito dopo i giorni della preghiera e del ricordo, si fermano a Roma e danno inizio al Conclave: si isolano dal mondo, nel silenzio e, sotto la volta della Cappella Sistina, discutono, si confrontano e votano, ispirati dallo Spirito Santo, per trovare tra loro una nuova guida e ridare al miliardo e mezzo di fedeli un nuovo riferimento. Per raccontare e vivere questi momenti anche noi di Logos abbiamo voluto tornare. In tre (io, con i collaboratori Letizia Gualdoni e Tecla Faccendini) siamo tornati a Roma nel secondo giorno di voti, per osservare, e poi raccontare, cosa fedeli e media di tutto il mondo provavano durante l’attesa, circondati dal colonnato di San Pietro. Arrivati al mattino, abbiamo assistito alla seconda fumata nera, simbolo di un mancato accordo, poco prima di mezzogiorno, per poi tornare ad attendere, dal loggiato laterale, eventuali sviluppi negli scrutini del pomeriggio (il quarto o il quinto). Tanti i momenti significativi: dall’emozione dei fedeli, giunti da ogni parte del mondo, la curiosità dei romani, l’attenzione di televisioni e giornali di ogni nazione, quel senso così profondo di guardare in alto (il comignolo della Sistina) per attendere un rito tanto antico quanto suggestivo e con nessuna anticipazione. E proprio in questo clima, tra attesa e speranza, curiosità e incertezza, verso le 18.07 una famiglia di gabbiani, vicini al comignolo, ha ridestato l’attenzione dei fedeli. Pochi istanti, ed ecco che il fumo bianco è iniziato ad uscire e diradarsi nell’aria. Uno stato febbrile, tra applausi, lacrime, gioie e attese: un nuovo Papa aveva accettato l’incarico. La macchina organizzativa ha prontamente chiuso la Basilica di San Pietro; le bande della Città del Vaticano e italiane hanno preso posto sotto la loggia centrale; i fedeli hanno iniziato ad accorrere da ogni dove, dalle vie laterali, dal centro di Roma, le televisioni hanno interrotto le trasmissioni per il momento dell’annuncio. I minuti passavano lenti e veloci allo stesso tempo e, quasi un’ora dopo la fumata, ecco aprirsi la loggia di San Pietro: “Habemus Papam... Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Robertum Franciscum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Prevost qui sibi nomen imposuit LEONEM XIV”. Poco dopo, con volto emozionato e il cuore pieno di gioia, ecco comparire il primo Papa americano, ma anche missionario: “La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio”. E l’inizio di una nuova Storia.