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venerdì 19 aprile 2024 | ore 21:39

La sfida di Cristian: in bici fino a Palermo

Cristian Malagnino ha perso un braccio 13 anni fa in un incidente sul lavoro. Oggi ha deciso di compiere un'impresa: da Turbigo alla Sicilia appunto in bicicletta e... ritorno.
Turbigo/Storie - Cristian Malagnino

La vita che cambia all’improvviso. Un giorno come tanti altri, il lavoro e poi quell’infortunio. La diagnosi è crudele: amputazione del braccio destro. Guardare avanti per molti sarebbe sembrato impossibile, ma Cristian Malagnino ce l’ha fatta. Anzi, oggi è andato oltre, decidendo di trasformare la sua disabilità in un ulteriore momento di crescita personale e soprattutto in un’occasione per tutte le persone che si trovano nella sua stessa situazione. Da Turbigo a Palermo in bici e… ritorno: chiamatela impresa o per dirla alla sua maniera “E’ una sfida! – racconta il 38enne – Quando 13 anni fa sono rimasto vittima dell’infortunio sul lavoro che mi ha privato di uno dei due arti superiori non è stato semplice ricominciare. Le certezze e la quotidianità inevitabilmente si modificano. Ti chiedi come affronterai ora il futuro, però di una cosa sono sempre stato certo: non mi volevo assolutamente fermare, dovevo riprendermi la mia vita e partire nuovamente con tanta forza di volontà e coraggio. E adesso percorrere in bicicletta da nord a sud l’Italia è un sogno che diventa realtà”. Turbigo/Storie - Cristian all'arrivo nella provincia di Reggio Calabria Allora si va e dopo 2200 chilometri eccolo alla meta. “Fare un’esperienza simile era da tempo un mio desiderio – continua – L’idea era un viaggio guidando una moto, purtroppo impossibile, così mi sono detto che avrei trovato un’altra soluzione e subito allora ho pensato alla bici. Le difficoltà, comunque, anche qui sono tante: con un braccio solo ti trovi ad affrontare strade asfaltate come pure zone sterrate, ancora le auto o i mezzi pesanti che ti passano accanto muovendo l’aria, fino al fatto che stai in sella per ore ed ore solamente con delle pause per il pranzo o per riposarti un attimo (tenete conto che ho tenuto una media di 80 chilometri al giorno; in alcuni tratti del percorso però sono arrivato a 100/120 chilometri) e alla sera quando devi preparare la tenda per dormire. Ma è stato tutto ugualmente bellissimo. L’emozione dell’arrivo a Palermo, ti rendi conto che ce l’hai fatta. Oppure, ricordo come mi batteva il cuore quando ho capito che mancavano 60 chilometri circa a Reggio Calabria, ormai c’ero, il traguardo era vicino”. La gioia e la fatica, insomma, si mischiano assieme diventando praticamente una cosa sola. “Mi porterò per sempre dentro di me ogni singolo istante del viaggio – conclude Cristian Malagnino – Ci sono posti e luoghi davvero unici e bellissimi; la gente incontrata, poi, si parla spesso dell’indifferenza delle persone, ma non è così. Ho trovato tanta collaborazione. Ora qualche giorno di riposo e quindi si tornerà in sella per il rientro a casa. All’andata sono passato dalla parte dell’Italia che guarda sul mar Adriatico, il ritorno invece sarà lungo il Tirreno. O almeno ci proverò”.

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